VIVERE SENZA LAVORARE (ovvero vizi e virtù dell’uomo non produttivo)
- Daniele Gennara
- 28 dic 2018
- 4 Min. de lectura
Actualizado: 16 ene 2019
L'8 gennaio 2018 è annotato sul mio calendario dei giorni speciali.
Fu il giorno in cui tornai in ufficio dopo le vacanze natalizie, fu anche il giorno in cui compii 33 anni, ma soprattutto fu il giorno in cui consegnai le mie dimissioni.
Un anno è ormai passato da quel giorno, ed oggi sento che è arrivato il momento di scrivere un rapido resoconto su cosa ha significato questa decisione.
Non lavorando è facile immaginare che non ci siano più le crisi del lunedì, come neppure il sollievo del venerdì sera; che non ci sia più il giorno di San Paganini - il santo per eccellenza di ogni lavorare - ma neanche il nervosismo di quando lo stesso è in ritardo.
Tutto ciò è facilmente immaginabile da ognuno, ma è anche ciò che si dimentica più facilmente.
La cosa che non si dimentica è la sensazione di sperimentare una seconda adolescenza. Soprattutto una migliore adolescenza: già consapevole di quanto è prezioso il tempo libero, già matura, già sperimentata.
“La giovinezza è fatta per essere sprecata: forse anche per questa ragione avevo scelto la facoltà di Lettere”, così inizia il racconto Il rothiano di Luca Ricci, e sono d’accordo con lui, qualunque sia la facoltà ed il suo esito.
Dopo 8 anni di vita lavorativa, tornare all’estate tra la maturità e il primo anno di università ha il sapore del più delizioso panettone di natale: un regalo inatteso e sorprendente.
E come ogni buon adolescente ho ricominciato a perdere tempo, iniziando dalla lettura di un classico giovanile che all'epoca mi ero perso: Herry Potter. Bellissimo.
Però attenzione, non è così semplice come sembra: perdere tempo non è facile da assimilare per un cervello abituato da anni a performare sempre al massimo rendimento.
Quando di colpo ho avuto tanto tempo libero automaticamente ho cercato di non sprecarlo - caspita è così prezioso, mi dicevo - ossia applicavo l'efficienza lavorativa al tempo libero.
Alla fine ho capito che il vero piacere è l'indifferenza, esattamente quell'indifferenza adolescenziale verso le proprie possibilità; e quando l’ho conquistata è stata una vera boccata di libertà.
D’improvviso non mi importava più di fare qualcosa, o di non fare niente, di stare fermo a pensare, o di non pensare a niente; perché ero sovrano nella mia decisione e questo era l’unica cosa che contava.
E le mie decisioni, in questo mare di tempo libero, mi hanno guidato verso la riscoperta dei miei hobby ai quali finalmente ho potuto dedicare il tempo che meritavano: ritornare ad apprendere, esplorarne le possibilità, e soprattutto non avere nessuna aspettativa perché, dopotutto, sono e rimangono semplici hobby.
Io personalmente ho ricominciato a scrivere in maniera regolare, mi sono preso il tempo di leggere libri che avevo comprato ma che accumulavano solo polvere, mi sono interessato di letteratura, cinema e psicologia.
E poco importa se le mie idee circa queste discipline sono goffe e deboli perché esse sono semplicemente fini a se stesse.
Jean Paul Sartre ha scritto in Baudelaire "il genio è come l'infanzia ritrovata a proprio talento"; quindi, anche se non so bene dove mi porterà tutto questo, avere Sartre dalla mia parte mi fa sentire meglio
Altra cosa a cui ho dato molta importanza è stata prendere di petto il cambiamento ed uscire dalla mia routine: ho avuto la possibilità di vivere in un altro paese, in un altra casa. Ma soprattutto conoscere nuove persone e restare aperto ad esplorare tramite loro qualsiasi nuovo tema al quale non ho mai dedicato troppi pensieri: ecco che sono arrivate le discussioni politiche, l’esplorazione dell’educazione e dell’alimentazione. Senza dimenticare la dedizione verso un'attività fisica più cosciente e regolare, dove la flessibilità e la postura sono più importanti delle ripetizioni e dell’aspetto fisico.
Ogni cosa nuova porta con sé delle sorprese, ed è importante che esse ti incontrino bendisposto.
Alla fine non sarò mai così giovane come oggi, e ho bisogno che la mia seconda giovinezza sia insperata quanto la prima.
Si somiglieranno anche perché non lavorare implica non guadagnare. Il miei risparmi della precedente vita lavorativa mi stanno permettendo il lusso di questa giovinezza, e se voglio che duri i compromessi finanziari sono un obbligo. Perciò ho smesso di comprare qualsiasi cosa che non fosse necessaria, ho anche venduto la macchina, e questo mi ha aiutato ad avvicinarmi sempre di più alla mia idea di minimalismo.
Nessuna esperienza ti arricchisce senza toglierti qualcosa, bisogna semplicemente sapere ciò che per noi è più prezioso e ciò che è possiamo lasciar andare.
Per concludere la cosa più importante: se già un paio di anni fa pensai al licenziamento e ad un periodo di pausa, è anche vero che mi lasciai comprare da un aumento di salario. Accantonai così l’idea per un momento successivo, con il rischio che questo momento non arrivasse mai.
Poi ho conosciuto Andrea, e le cose sono cambiate completamente.
Sono partito per stare con lei, vivere con lei e conoscerla il più possibile. Ho approfittato di questa seconda giovinezza per innamorarmi e farla innamorare, cosa che non era successa durante la prima, e sono felicissimo di aver avuto la possibilità di non lavorare e di dedicarmi alla causa con il 100% delle mie energie. In gergo anglosassone “All-in”.
Fino ad ora ho avuto l’incredibile fortuna sperata, e continuo ogni giorno a prodigarmi affinché il futuro sia come oggi.
Come scrive lei, in un momento di cui mi sono allontanato dal computer, “esa nueva juventud mental combinada con la madurez intelectual, resultaran totalmente irresistibles. Consiguen que no pueda dejar de pensar lo GENIAL que eres. Por atreverte a hacer lo que todo el mundo quiere y nadie se atreve. Por disfrutarlo. Por aprender de ello y por pensar sobre ello. Por querer compartirlo. Gracias por ser como eres y por compartir mis días felices”.
E questo vale più di mille salari.
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